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TIFOSO MA ANCHE DI PIÙ

06/02/2020



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TIFOSO MA ANCHE DI PIÙ 
Don Peppino Bertoglio non è solamente un appassionato di calcio e un supporter di lunga data del Fanfulla. Per i giocatori bianconeri che fanno e hanno fatto parte dello spogliatoio lodigiano è anche un punto di riferimento in caso di bisogno. Almeno un paio di giovedì al mese don Peppino, 83 anni ad aprile, incontra la prima squadra del Guerriero al Colladio di San Martino in Strada. Ma da dove nasce tutto ciò?

“Ero appena arrivato alla parrocchia di San Bernardo a Lodi e mi interessavo proprio di quella squadra. Un giorno poi si è avvicinato a me Minjoetti, che al tempo era il presidente del Fanfulla, e mi ha chiesto di replicare gli incontri fatti a San Bernardo anche con la prima squadra della sua società. Sono passati 20 anni e lo faccio ancora molto volentieri”.

C’è stato poi un momento di stacco però prima del ritorno tre anni fa.

“Ad un certo punto, per diversi motivi, non seguivo più il Fanfulla. Nel 2017 poi mister Ciceri e l’ex capitano Patrini sono venuti da me a Graffignana a dirmi che quando 10 anni prima tenevo i miei incontri il clima in spogliatoio era molto più sereno e che quindi potevo ancora essere loro d’aiuto e di sostegno. Per questo motivo ho deciso quindi di tornare”.

Tre anni con il Fanfulla e tanti giocatori passati quindi dallo spogliatoio bianconero, ma il pensiero sulle persone, più che sui calciatori, conosciuti da don Peppino, rimane il medesimo.

“Sono sempre stato accolto amichevolmente. È capitato anche di giocatori di altre religioni con cui ho stretto un buon rapporto. Molti mi parlano dei loro problemi, e non lo fanno solo qui al campo ma anche a casa mia, quando vengono a pranzo o a cena, mai in altri momenti perché gli amici per me si ricevono sempre a tavola. C’è poi chi come Battaglino e Rossi ha anche fatto il percorso di preparazione al matrimonio, o chi a Natale e Pasqua si confessa negli spogliatoi. C’è un grande rapporto di amicizia con me ma anche tra i ragazzi stessi e questo penso sia dato dalle grandi qualità umane che hanno e anche dalla bravura di mister Ciceri. Alla domenica non lo sento mai urlare perché sono lontano dalla sua panchina, ma conoscendolo sono sicuro che si fa sentire”.

Don Peppino alle partite interne non manca quasi mai. E non dimentica di portare un piccolo regalo alla squadra.

“Arrivo sempre nel secondo tempo, perché è lì che si decide la partita, nel primo per me si conosce solo l’avversario in preparazione proprio della seconda metà del match. Se si vince, dopo aver salutato i tifosi, la squadra viene da me e gli lancio una Tortionata”.

L’appuntamento principale però come detto è quello del giovedì.

“Parliamo della quotidianità, decidendo il tema anche in accordo con il mister. Uno degli ultimi verteva sull’allenamento fatto con i ragazzi della No Limits, cosa hanno dato loro a questi giovani e cosa quest’ultimi hanno lasciato alla squadra. Lo stesso ho fatto quando lo scorso campionato hanno fatto visita al carcere di Lodi. Il prossimo momento di condivisione? Su ciò che lascia una sconfitta e una vittoria”.
#forzavecchiocuorebianconero

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